Il bambino che amerà viaggiare comincia a sei anni a guardare i mappamondi e le carte geografiche.
Inginocchiato nella sua stanza segna col dito la lunghissima strada che lo conduce da Roma a Pechino, da Mosca a Città del Capo, lungo i continenti e l’azzurro chiaro e scuro degli oceani.
Sfoglia le carte: immagina foreste tropicali e deserti, monti innevati e immense praterie. Così l’infinito del mondo diventa familiare e a portata di mano.
Andare con ritmo incalzante da terra a terra, da mare a mare, da luogo a luogo… oltrepassare sempre il proprio stare senza mai dire in nessun luogo “qui voglio abitare”, “qui ho capito”; “qui ho compreso”; “qui sono in pace”… è forse questo il fine del viaggiatore?
O non è piuttosto questo lo stile del turista?
Il turista visita paesaggi, monumenti, rovine… ma, a differenza del viaggiatore, la sua predilezione è rivolta alle cose, non agli esseri umani: il turista sa bene che l’assenza di incontri è molto riposante e che nulla di sé, nel suo andare, sarà messo in discussione.
Viaggiare fa parte delle sue vacanze, non della sua vita.
Il viaggiatore, al contrario, ha ben altra consapevolezza.
Egli sa che la lontananza è in noi: ci ripugna non poter vivere contemporaneamente in due luoghi, allorché l’uno e l’altro vivono nel nostro pensiero.
Viviamo in bilico tra lo slancio di tornare dove si è stati e di andare dove non si è stati.
Le due forze ora si accordano, ora si combattono.
Per il viaggiatore lo spostamento fisico è tutt’uno con la propria vita, è epifania di un cammino interiore, di una ricerca di senso.
Il viaggiatore si sposta sì, ma lo spostamento è animato dal desiderio di un luogo in cui dimorare, in cui fermarsi, in cui stare definitivamente.
I lunghi viaggi di Mosè verso la Terra Promessa, di Ulisse verso Itaca, di Enea verso il Lazio hanno un fine preciso: giungere in un luogo in cui poter abitare, piantare la propria tenda e mettere radici per sempre.
Così è anche l’itinerario interiore di Sant’Agostino: un viaggio sì, ma animato dal fine di trovare pace e riposo.
In questo viaggio, il viaggio della vita, la nostalgia si fonde con la consolazione degli affetti profondi e con la serena fiducia che sapor d’acqua natìa rimanga ne’ cuori esuli a conforto.